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Scandali bancari, 14 proposte per la commissione d’inchiesta: opposizioni
scatenate contro quella del Pd
Palazzi & Potere
Il ddl presentato a Palazzo Madama dal
Partito democratico non fa riferimento ai quattro istituti salvati a novembre
dal governo. Tra cui l’Etruria, dove il padre del ministro Boschi è stato vice
presidente. De Petris (Si) ironizza: “E’ come buttare la palla in tribuna”.
Artini (Alternativa Libera): “Un ddl di facciata che nasconde imbarazzo”. Pini
(Lega): “Renzi cerca di sviare le attenzioni sul caso”. Villarosa (M5S):
“L’esecutivo sa che il salva-banche è a rischio incostituzionalità”. Ma il
renziano Marcucci replica: “Non ci interessa la polemica di un giorno ma capire
come stanno le cose”. Ilfattoquotidiano.it ha visionato tutte le proposte
depositate. Ecco cosa prevedono
di Antonio Pitoni e
Giorgio Velardi | 29 gennaio 2016
Una pioggia di disegni e proposte di legge. Quattordici
in totale: cinque alla Camera e nove al Senato. Per istituire unacommissione
di inchiesta parlamentare volta a fare luce sull’operato dei vertici
dei quattro istituti di credito (Banca Etruria, Banca Marche, Carife e CariChieti)
oggetto del contestato decreto “Salva banche” varato dal
governo di Matteo Renzi il 22 novembre 2015. Ma non solo. Perché
sfogliando i testi c’è anche chi punta il dito contro l’operato diBanca
d’Italia e Consob, chiedendo che venga verificata
l’ipotesi di omesso controllo sugli amministratori degli enti coinvolti. Chi
chiede che siano valutati eventuali conflitti d’interessi, in particolare
all’interno dell’esecutivo. E chi, ancora, vuole estendere l’inchiesta al
suicidio del pensionato di Civitavecchia, Luigino D’Angelo. Il
tutto non senza alimentare polemiche durissime. Perché le opposizioni giudicano
l’unica proposta del Pd, presentata a Palazzo Madama dal renziano Andrea
Marcucci (che nel testo di legge non cita mai le quattro banche), come
il tentativo di“buttare la palla in tribuna”, per dirla con le parole
della capogruppo del Misto, Loredana De Petris (Sinistra
Italiana). Cioè di sviare l’attenzione dal recente scandalo che ha coinvolto,
tra le altre, anche Banca Etruria, l’istituto di credito del quale il padre
della ministra Maria Elena Boschi è stato vice presidente e il
fratello dipendente. Accuse respinte dallo stesso Marcucci: “Non si fanno
commissioni di indagine per alimentare polemiche di un giorno ma per capire
come vanno le cose in un settore così delicato”. Ilfattoquotidiano.it ha
visionato tutte le proposte depositate. Ecco cosa prevedono.
POKER STELLATO – Il partito che
con maggiore ostinazione chiede l’istituzione di una commissione d’inchiesta
sulle popolari (e più in generale sul sistema bancario) è il Movimento 5
Stelle. Fra Montecitorio e Palazzo Madama, infatti, i grillini hanno
presentato in totale quattro fra disegni e proposte di legge. L’ultima ieri
alla Camera – depositata insieme ad una mozione che impegna il governo a
rinviare l’applicazione del bail-inal 2018 – firmata da Alessio
Villarosa, Daniele Pesco eFerdinando Alberti. Un
testo stringente. Con il quale i tre deputati chiedono che vengano esaminate
“le procedure seguite e gli atti assunti dal governo, dal ministero
dell’Economia e delle Finanze, da Banca d’Italia e
da Consob” al fine di verificare se “siano conformi alle
disposizioni normative in vigore all’atto dell’avvio della procedura di
risoluzione”. Ma anche che siano analizzate “le relazioni intercorse fra le
Istituzioni dell’Unione europea e Banca d’Italia in merito alla individuazione
della procedura da seguire per la risoluzione della crisi delle banche”, nonché
“la correttezza e la tempestività delle
informazioni comunicate agli azionisti, obbligazionisti e clienti, sia da parte
delle banche che da parte degli organi di vigilanza e controllo”. Senza
dimenticare gli “eventuali conflitti d’interesse tra membri del
governo, delle banche, Banca d’Italia e altre banche coinvolte nell’operazione
di risoluzione della crisi delle banche” stesse. Proposta che si accompagna a
quella, depositata alla Camera il 30 settembre 2015 (circa due mesi prima rispetto
al decreto del governo), prima firmataria Dalila Nesci, “sulle
attività illecite delle banche e sull’esercizio dell’attività di vigilanza
della Banca d’Italia”. Due, invece, i disegni di legge presentati dal M5S al
Senato. Uno di cui è primo firmatario Gianni Girotto (che
intende fare luce sul “settore dell’intermediazione creditizia e finanziaria”),
l’altro presentato da Stefano Lucidi, riguardante anche Banco
di Desio e della Brianza Spa e Banca popolare di Vicenza.
INTERESSI PARTICOLARI – Infatti, nelle
proposte di legge depositate in entrambe le Camere, nel mirino non ci sono solo
Banca Etruria, Banca Marche, Carife e CariChieti. Nella pdl di Alternativa
libera-Possibile, a prima firma Massimo Artini, le competenze della
commissione d’inchiesta vengono estese anche al dissesto del Monte dei
Paschi di Siena. Al fine di accertarne “le cause e le responsabilità,
giuridiche e politiche”. Ma anche per valutare atti e decisioni “assunte dagli
organi di amministrazione e di direzione” dei cinque istituti di credito,
verificando “eventuali conflitti di interessi” e “comportamenti illeciti” a
carico degli amministratori, dei dirigenti e dei dipendenti delle stesse
banche. Non solo. A Montecitorio ci sono infatti altre due proposte depositate.
Quella di Forza Italia, primo firmatario il capogruppo Renato
Brunetta (‘gemella’ di quella su cui ha apposto il proprio nome il
presidente dei senatori di FI, Paolo Romani, a Palazzo Madama), e
quella di Scelta Civica, presentata da Giovanni Monchiero insieme
ad altri colleghi di partito. Due i punti principali della pdl dei deputati
forzisti. Prima di tutto “valutare”, oltre a quella di Palazzo Koch e Consob,
“la condotta del governo in relazione alle vicende che hanno interessato Banca
Etruria, Banca Marche, Carife e CariChieti accertando l’eventuale sussistenza
di interessi particolari e di conflitti di interessi a carico di membri
del governo”. E poi “verificare se siano fondate le affermazioni espresse
da Jonathan Hill, commissario dell’Unione europea per la stabilità
finanziaria, secondo cui le banche italiane avrebbero venduto ai
risparmiatori prodotti inadeguati e, in caso affermativo, le
iniziative assunte dalle autorità di vigilanza”. Più genericamente, invece, la
proposta di Monchiero si prefigge di “accertare le cause, le responsabilità e
le conseguenze dei più recenti casi di dissesto del mercato bancario e
finanziario” e le “eventuali responsabilità degli organi di amministrazione
degli istituti nel dissesto degli stessi.
BANCHE CERCASI – L’unico testo
messo a punto dal Partito democratico (Pd) è stato depositato
al Senato a prima firma del renziano Andrea Marcucci. Il solo
riferimento a Banca Etruria, Banca Marche, Carife e CariChieti è contenuto
nella relazione introduttiva, che ne cita le relative vicende a testimonianza
di “come logiche deteriori abbiano avuto il sopravvento sull’interesse
collettivo”. Ma delle quattro banche salvate recentemente dal governo si perde
ogni traccia nel disegno di legge (ddl). L’articolo 1 istituisce “una
commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, con
particolare riguardo alla tutela dei risparmiatori”. Ampliando al
periodo 2000-2015, come chiarisce successivamente il testo, la
verifica sull’operato “degli organi di gestione degli istituti bancari coinvolti
in situazioni di crisi o di dissesto” – ma senza indicare espressamente quali –
e “l’efficacia delle attività di vigilanza”. Se il ddl del socialista Enrico
Buemi attribuisce alla commissione compiti di accertamento “sui
fallimenti delle banche e delle assicurazioni nonché sulla cattiva gestione del
sistema finanziario ad esse collegato”, molto più mirato è, invece, il testo
messo a punto dai senatori del gruppo Misto, prima firmataria Loredana
De Petris (Sinistra italiana). Che chiede l’istituzione di una
commissione d’inchiesta “sulle cause del dissesto della Cassa di risparmio di
Ferrara Spa, della Banca delle Marche Spa, della Banca popolare dell’Etruria e
del Lazio Società cooperativa e della Cassa di risparmio della provincia di
Chieti Spa”. Per verificare, tra l’altro, le modalità di emissione e
collocamento al pubblico di titoli azionari e obbligazionari, “prassi e
procedure di gestione del credito” con riferimento alla concessione di
“prestiti non performanti”, oltre ai “criteri di nomina” dei
rispettivi amministratori.
PERICOLO DI FUGA – Mano pesante
anche dalla Lega Nord, che ha presentato due testi praticamente
identici: uno alla Camera (primo firmatario Gianluca Pini) e
l’altro al Senato (a prima firma Paolo Tosato). Oltre a verificare
“la gestione finanziaria” di Banca Etruria, Banca Marche, Carife e CariChieti,
deputati e senatori del Carroccio chiedono specifici accertamenti sulle
“attività di speculazione finanziaria ad alto rischio” e sull’emissione di
“titoli rischiosi che abbiano esposto il patrimonio degli istituti al pericolo
di insolvenza”. Non solo. Tra i compiti della commissione d’inchiesta, i
parlamentari della Lega includono anche quello di valutare “eventuali
responsabilità” connesse “al suicidio del risparmiatore Luigino
D’Angelo, avvenuto il 28 novembre 2015 a Civitavecchia”. Sempre al Senato,
anche i Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto chiedono,
con un ddl a prima firma della capogruppo Anna Cinzia Bonfrisco,
che la commissione indaghi espressamente sulle vicende relative alle quattro
banche interessate dalla procedura di risoluzione. Verificando, tra l’altro, il
“rispetto dei principi di trasparenza delle operazioni, dei servizi, dei
prodotti e degli strumenti di natura bancaria e finanziaria, compresi libretti
di risparmio postale e buoni fruttiferi assistiti dalla garanzia dello Stato e
di correttezza delle relazioni tra intermediari e clienti”. Ma anche l’operato
delle agenzie di rating rispetto ad eventuali “meccanismi
di insider trading attraverso possibili fughe anticipate e
selezionate di notizie riguardanti le modalità e le tempistiche dei
declassamenti, condizionando così investimenti e transazioni internazionali”.
MELINA DEMOCRATICA – “La proposta che
ho sottoscritto parte dal caso delle quattro banche per comprendere un periodo
più lungo, utile a capire i meccanismi di funzionamento del sistema nel suo
complesso – spiega però Marcucci contattato dailfattoquotidiano.it –.
Non si fanno commissioni di indagine per alimentare polemiche di un giorno ma
per capire come vanno le cose in un settore così delicato”. Peccato che non
tutti la pensino come lui. “Il Pd? Cerca di buttare la palla in tribuna”,
osservaLoredana De Petris. La presidente del gruppo Misto del Senato in
quota Sinistra italiana critica l’assenza di riferimenti alle vicende di Banca
Etruria, Banca Marche, Carife e CariChieti nel ddl del Pd. “Durante il governo
Berlusconi, in seguito al crac della Parmalat, si istituì una
commissione ad hoc mirata sui protagonisti dello scandalo –
ricorda –. Oggi come allora non si può istituire una commissione d’inchiesta
prescindendo da una seria indagine sulle modalità di gestione delle quattro
banche sottoposte a procedura di risoluzione e sull’attività di vigilanza
svolta nei confronti delle stesse”. E aggiunge: “Il Pd sta facendo melina.
Avevamo chiesto, insieme al M5S, che i ddl per l’istituzione della commissione
fossero esaminati in Aula contestualmente alla discussione sulle mozioni di
sfiducia contro il ministro Boschi, ma non è stato possibile”. L’ex grillino Massimo
Artini condivide e rilancia: “Il ddl Marcucci? Solo un testo
di facciata che nasconde tutto l’imbarazzo del Pd – accusa il deputato
di Alternativa libera, che ha incluso nell’oggetto dell’inchiesta anche il
Monte dei Paschi di Siena –. Visto che chiede di prendere in esame i fatti tra
il 2000 e il 2015, mi chiedo allora perché non includere anche gli anni ’90,
quando è iniziato il processo di privatizzazione del sistema bancario”.
EFFETTI COLLATERALI – Per il
leghista Gianluca Pini, invece, in questo modo “Renzi sta cercando
in tutti i modi di sviare le attenzioni concentrate su Banca
Etruria”, ma “sono sicuro che l’istituzione di una commissione di inchiesta,
che noi preferiremmo fosse monocamerale, accerterà le responsabilità non solo
dei vertici delle banche oggetto del contestato decreto, compresa quella di cui
è stato vicepresidente il padre della Boschi,
ma anche diBankitalia”. Per Pini, infatti, Palazzo Koch “non ha vigilato
come avrebbe dovuto concentrando le proprie attenzioni su situazioni
collaterali di gravità assai minore, spingendo per esempio alla fusione le
piccole banche con effetti suicidi. Vogliamo andare fino in fondo – conclude –
non lasceremo che questa vicenda finisca nel dimenticatoio”. Per Alessio
Villarosa (M5S), infine, oltre ai tentativi del Pd di annacquare la
vicenda c’è un altro problema, addirittura “molto più grave” degli altri. “Il
decreto sulle banche emanato dal governo rischia di essere nullo –
spiega il deputato – perché uno degli articoli presenti al suo interno fa
riferimento ad una norma non ancora entrata in vigore quando è stato emanato”.
Risultato: “Se venissero presentati dei ricorsi alla Consulta,
e questa dovesse dichiarare incostituzionale il decreto, oltre alle somme
espropriate lo Stato dovrà pagare pure i danni, le spese legali ed eventuali
interessi di mora”.
Twitter: @Antonio_Pitoni @GiorgioVelardi